La collezione che abbraccia Morfeo e la trasparenza.
Ed eccoci dinnanzi ad una collezione da decifrare, un insieme di pezzi di non facile collocazione che vanno al di là della semplice immagine.
Talvolta mi rendo conto che la mancanza di parole non consiste necessariamente nell’assenza di emozioni e/o sentimenti. La mancanza di parole è solo un vuoto apparente che viene però colmato da immagini, luci, colori e suoni.
L’ultima collezione targata Fadeiin è la prova schiacciante di quanto l’immobilità e la staticità delle cose possa comunque essere descritta e smembrata.
La modella si adagia in modo annoiato, o forse rilassato, su: divani, sedie o poltrone che la circondano, (in modo più o meno voluto, sembra si veda sempre la stessa ragazza, motivo per il quale non si può parlare in maniera certa di “modelle”). Sembra un piccolo suppellettile riposto vicino agli altri arredi di una casa, nello specifico di un salotto o di una sala da pranzo.
La modella è una caramella racchiusa in differenti carte dal tono e dal gusto vario, ma mai chiassoso. La troviamo avvolta in un pantalone color salmone e in una blusa bianca a pallini neri, o forse blu notte; oppure racchiusa in un abitino bon–ton bianco e indaco, leggermente plissettato e dal tocco elegante e silenzioso, evidente richiamo alla gonna presentata in precedenza.
Ed ecco, poi, un abito di un giallo non molto luminoso ma ha un tono flebile e dilatato, come una stoffa vecchia e sgualcita, che ha subito il dolore del tempo che passa. Un abito, o forse un completo camicia e gonna, dove il tutto richiama i tulipani sulla tavola, su cui un petalo si è leggermente posato.
Ed ancora una modella stanca, stremata, avvolta in una tunica a metà tra il grigio e l’azzurro, tra la notte ed il crepuscolo, tra la tristezza e la felicità. Top smanicato ma subito accollato, quasi come se il tessuto si rincorresse sul corpo, come quei limoni che rotolano sulla tavola.
Finalmente il risveglio, dopo lunghe ore di riposo. La modella si alza e si sfrega gli occhi, inconsapevole di essere stata in una stanza composta solo dalla sua essenza e dal suo sonno.
In un abito appena sotto il ginocchio, asimmetrico e arancione e con incisi gli stessi tulipani già citati, la modella si riprende e ricomincia da capo.
Luca Pietro Chiesa