Il sogno lucido di Tata Christiane
Una realtà alternativa, una civiltà diversa ma intrinsecamente uguale a quella che noi conosciamo o a cui apparteniamo. Davanti ai nostri occhi palazzi, persone, entità sublimi si mescolano tra colori e forme come in un caleidoscopio; è questo il sogno trasversale che il brand Tata Christiane offre, un reale surrealista tra quello che mostriamo e quello che nascondiamo.
Così si apre la collezione fall/winter del marchio; brand fondato nel 2007, a metà fra l’alta moda e il costume design, caratterizzato da uno stile unico e assolutamente non convenzionale.
La sua fashion label, nata dalle menti creative di Julie Bourgeois e Gabriel Santini, rappresenta un ponte tra due mondi: quello della moda e quello delle arti sceniche.
Cinema, musica, teatro, performance, sfilate sono solo alcuni aspetti che identificano l’estremo trasformismo del brand come un’esperienza multisensoriale. Un immaginario perpetuo per Julie e Gabriel dove non ci sono regole, la loro idea è pura sperimentazione, giocano con in materiali, tagli e forme al fine di veder realizzato, sotto i loro occhi da bambini, un pezzo unico e inimitabile.
Come in un sogno che non vuol far dormire ma farci svegliare, la collezione “ICONES” si impone in tutto il suo surrealismo; fantasie e trame si mescolano, colori e immagini, che ricordano i vecchi film di surrealisti come Man Ray e Luis Bunel, si fondono insieme per creare un collage o un assemblage. Ogni capo di Tata Christiane è in sé uno ma, allo stesso tempo, il prodotto di molto altro: di un’idea, di una fotografia, di fili intrecciati, di una mescolanza universale di linguaggi.
Tata Christiane è un mondo, non una mera concezione futuristica o il sinonimo di una realtà distopica; è un gioco dove le pedine si muovono tra le diverse sfaccettature dell’assurdo e la continua reinterpretazione del bello, dove per vincere si deve scavare nelle antiche memorie per elevarsi a monomania e ottenere, infine, la corona di un’unicità del sublime.
La figura che i due designer, Julie e Gabriel, intendono mostrare è quella di un performer, di un camminatore tra sogni, che si muove fra le strade della città nel suo costume un po’ punk e un po’ gipsy dalle fantasie giocose, floreali e geometriche.
Tutta la collezione e il brand stesso viene concepito come un adattamento poetico, una corrente artistica che coinvolge tutte le fasi di produzione, sia hand made che industriale, in un circolo performativo dove le immagini e le figure talvolta assumono significati difficili perché, come diceva Magritte, “le immagini vanno viste quali sono, amo le immagini il cui significato è sconosciuto poiché il significato della mente stessa è sconosciuto”.
Camilla Bordoni