L’inverno di Léo è una citazione alle atmosfere notturne di fine millennio
Il brand belga Léo è stato fondato dal designer Leonneke Darkesn (laureatosi alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa) e dal direttore commerciale Matthias Medaer. Il marchio si è affermato nel 2016 con lo scopo rispondere ai bisogni e alle esigenze delle donne che vivono la quotidianità e che cercano capi adatti alla vita di tutti i giorni, ma con un design particolare e ricercato che arriva direttamente dalle passerelle.
Il fondatore definisce l’animo del proprio brand come il riflesso della società contemporanea nella quale viviamo e nella quale vi si incontrano idee, epoche e subculture lontane tra loro ma che insieme generano una moderna immagine atipica e sovversiva.
Una visione creativa che nasce anche da uno scontro di opposti e dallo spirito della nuova generazione.
La collezione disegnata per l’autunno/inverno 2018-19 firmata Léo prende spunto dai negozi aperti ventiquattro ore su ventiquattro e dalle loro insegne al neon che illuminano costantemente il panorama cittadino nelle ore notturne. Questa ispirazione si lega ad un’atmosfera sospesa nel tempo e nello spazio che si rifà al mondo di inizio anni Novanta e di fine millennio.
Spiccano come simbolo di quegli anni riferimenti alle sessioni serali in televisione di MTV unplugged, corsetti goth e i primi videogame per computer a tema ninja.
Tra i capi presenti in collezione si trovano da un lato morbide felpe abbinate a grandi cinture che si scontrano con abiti asimmetrici in seta, dall’altro cappelli in lana e pellicce ecologiche insieme con giacche e pantaloni in pelle di pitone (pelle ovviamente sintetica e vegana).
Gli abiti e le gonne sono decorati e abbelliti con anelli e chiusure metalliche con finitura argento, mentre il compito di dare carattere ad ogni outfit spetta alle inaspettate e ribelli fibbie a forma di shuriken che compaiono talvolta anche come chiusure per fini cinture a catena.
La palette colori raccoglie perfettamente tutte le ispirazioni partendo dal rosso profondo fino ad arrivare al blu del denim, passando per strane sfumature di verde acido tendenti al giallo, al grigio metallizzato e al tabacco fino ad arrivare agli intramontabili bianco e nero protagonisti anche della stampa logata “Millennium”.
Matteo Turati