Il film SS20 di MaxMara è tutto al femminile
Mettere in scena un ideale, uno scopo, un sogno, esasperandoli o meno, per raccontare una storia, un punto di vista, una realtà simulata, riuscendo a toccare metaforicamente chi guarda, è probabilmente l’intento principale dell’Arte cinematografica, così come della Moda; impalpabile, invece, è appunto l’attinenza tra queste ultime, più affini di quanto si possa banalmente credere.
L’inglese Ian Griffiths, direttore creativo del sopracitato brand italiano, per la collezione Primavera/Estate 2020 si ispira al cinema, e per l’esattezza al ‘genere spionaggio’: dal fumetto Modesty Blaise del 1960 fino ad arrivare ai giorni nostri con la serie tv Killing Eve (fenomeno della BBC Americana che vanta di ben 9 nomination per i prossimi Emmy Awards) e con la celebre saga di 007, così Griffiths reinterpreta gli elementi di ognuno di essi, e lo fa in un modo acuto e procace, concependo un ideale di donna che riesca a bucare lo schermo.
Max Mara ci mostra una rivincita, ribalta lo stereotipo dei classici film in cui il genere femminile è solo un contorno e ci racconta di una protagonista sicura di sé ed indipendente, libera da fatue costrizioni sociali. A sfilare non sono semplicemente gli abiti, ma un modo di essere, l’attitudine e l’emancipazione. Non a caso, interpreti della scena principale sono le super modelle Candice Swanepoel, Doutzen Kroes, le sorelle Hadid e Kaia Gerber.
Londra, molto cara ad Ian, è la cornice ideale in cui ambientare la storia della sua ultima collezione. Il “film” parte dalle strade di Westminster con impermeabili e tailleur tre pezzi in Principe di Galles dalle tonalità grigio cemento, in cui le spalle sono ben delineate ed i pantaloni lunghi si alternano alle gonne e ai bermuda; ci spostiamo, poi, verso Mayfair con micro stampe foulard in bianco e nero, oppure con gonne paisley a più livelli abbinate a giacche dai tessuti a spina di pesce; in partenza all’aeroporto verso mete tropicali le linee diventano nuovamente pulite e diritte, i colori neutri sfociano in un rosa conchiglia, blu cipria o eau de Nil; atterriamo, infine, con le balze ondeggianti dei fluidi abiti di seta dalle tenui tinte pastello. Onnipresenti i tacchi alti, abbinati talvolta a calze maschili, e le multitasche, che rendono ogni capo formale e rigoroso come una divisa, quasi a voler rimarcare questo processo di “mascolinizzazione” metaforica della donna, che rispecchia appieno lo stile elegante e ricercato ma concreto e minimale del marchio.
La collezione di MaxMara è un inno alle donne dal finale aperto, perché dopo la proiezione del film e di quello che vorremmo e/o potremmo essere c’è la vita, e siamo noi, le registe di noi stesse, a decidere che ruolo vestire.
Sara Carpiniello