La speciale collaborazione tra il brand Pepe Jeans e l’artista spagnolo Ernesto Artillo: un set fotografico surreale e provocatorio per invitare a “delimitare il proprio corpo”.
Chi siamo noi? O meglio: chi sono io? Sono quello/quella che esce di corsa la mattina per andare al lavoro (o a scuola o a fare shopping) oppure quello/quella che appare nei selfie su Instagram o in posa su Facebook? Magari tutt’e due? Nell’era dei social network sempre più realtà vera e realtà virtuale si fondono, ma resta sempre un fondo di incertezza, di dubbio. Persino in noi stessi. Attorno a queste domande ruota la speciale collaborazione tra Pepe Jeans (noto brand di lifestyle) ed Ernesto Artillo, celebre artista, fotografo e art director spagnolo che firma la campagna per la collezione primavera-estate 2018.
Artillo ha preso i capi essenziali della collezione di Pepe Jeans (t-shirt, jeans, abiti) – che per altro prende ispirazione proprio dal mondo dell’arte – e ci ha costruito attorno un set fotografico provocatorio, a tratti surreale ma anche divertente, di sicuro effetto straniante con l’evidente intento di suscitare interrogativi. E riflettere sulla propria immagine, su come questa viene percepita dagli altri e su come la percepiamo noi stessi, in un continuo rimando tra vedere ed essere visti.
Effetto straniante
I modelli – Rodrigue Durard e Freya Lawrence – vengono ritratti appesi a grucce, deformati da uno specchio, senza faccia o senza braccia, incorniciati o in piedi su un piedistallo come una statua o un quadro. O, ancora, circondati da figure umane inquietanti, con la stessa faccia (finta) e ai piedi le sovrascarpe che si usano negli ospedali. Mi ha fatto tornare in mente la sala operatoria e le teste mozzate di Gucci e anche lì si trattava del cruciale tema dell’identità.
Lo stesso che Artillo mette al centro del suo lavoro in questa campagna fotografica. Un invito a non restare in superficie, a non fermarsi al primo sguardo e, soprattutto, a non lasciare che siano gli altri a decidere chi siamo. «Internet – spiega l’artista nel video di presentazione della capsule – è pieno di facce. Facce che si ripetono in continuazione con pose simili ed intenzioni poco chiare di ciò che si vuole esprimere. Milioni di selfie con l’intento di piacere agli altri disconnettendoci da noi stessi». In questo modo, però, avverte il fotografo, «lasciamo che gli altri ci vedano nel modo in cui piace a loro, distorcendo la nostra immagine a loro piacimento».
Un peccato mortale, sembra dire Artillo, perché «la propria identità è la migliore opera d’arte che si possa creare nella vita. Iniziamo da capo, da una tela bianca. Delimitiamo il nostro corpo e ridefiniamo lo spazio di cui necessitiamo».
Made to Create
E la moda, da questo punto di vista, è uno strumento potentissimo per ridefinire la propria identità o addirittura crearla. E per affermare “chi siamo”, contro tutto e tutti. Non per caso la collezione di Pepe Jeans ha un filo conduttore preciso: Made to Create.
Ben lo sa Ernesto Artillo che non è per nulla nuovo a collaborazioni con importanti marchi di moda. Ha infatti lavorato tra gli altri con Dolce e Gabbana, Swarovski, Delpozo, Harvey Nichols e Mango. Le sue opere sono apparse su magazine di design/moda e libri d’arte a livello internazionale ed esposte a San Pietroburgo, Mumbai, Hong Kong e Pechino.
Romina Velchi