Quoï Alexander, forse l’unico couturier a creare senza filo
Quando ci si approccia ad un artista tridimensionale come Quoï Alexander significa ricordarsi che nell’ambito creativo non ci sono regole, se non l’istinto.
Quoï Alexander è un brand interdisciplinare con base a Parigi ed è principalmente conosciuto per i suoi design sperimentali, in particolare ciò che sorprende e affascina è l’assenza di tecniche tradizionali, come il cucito, nelle sue creazioni.
Per capirci meglio, nel 2014 Quoï Alexander presentò, come collezione finale alla mostra degli studenti dell’ultimo anno del rinomato college di moda londinese, Central Saint Martins, una collezione interamente intrecciata, priva di cuciture.
Sin dal lancio del suo brand, continua a creare abiti senza ago e filo.
Intrecciati o annodati, il couturier non crede nel cucito, preferisce lavorare con elementi frammentati per creare i suoi abiti.
“Se lo posso immaginare prima di averlo creato non mi sto spronando abbastanza” dichiara Quoï, il suo processo creativo rifiuta modelli, in modo da ottenere un look completamente unico e suo.
Difatti, ogni collezione è diversa dalle altre, la SS20 non delude.
Video-game, un vocabolario futuristico e speciali effetti trompe l’oeil assieme ad allacciature e annodature, danno vita una collezione per esseri in evoluzione.
Ma se il resto del mondo della moda cerca l’unione con l’universo tecnologico, Quoï Alexander è più affascinato da un ritorno ai metodi nativi. Per la prima volta utilizza ,all’interno di una sua collezione, il cucito, ovviamente a disposizione di altre tecniche precedentemente sviluppate: annodatura, intreccio, assemblaggi con parti metalliche.
Tutti i pezzi sono rigorosamente fatti a mano, come risultato di una ricerca verso tecniche innovative per l’assemblaggio dei vestiti.
Come precedentemente dichiarato dallo stilista: “Faccio solamente lavori a mano in quanto credo che ora come ora abbiano maggior rilevanza nel mio cammino […]. Sto cercando di tornare alle basi per forgiare un nuovo modo di lavorare”.
Da maglie con maniche removibili, t-shirt con patchowrk intrecciati, a gonne e pantaloni con dettagli annodati, ci troviamo di fronte ad artigianato vero e proprio che va a nutrire una creazione contemporanea.
Caposaldo del brand è la sostenibilità, lo si nota dalla presenza di materiali industriali e metallici all’interno della collezione e addirittura nelle foto per la campagna.
Argomento abbastanza tabù per l’industria del fashion, il che portò molti marchi, dichiarati ecosostenibili, ad essere analizzati al microscopio.
“Le persone vogliono davvero essere green, ma il sistema è complicato e sfumato” fece notare Quoï.
Cotone biologico e pelliccia finta sono solo la punta di questo enorme iceberg e per un designer sono acque difficili da navigare.
Ma come per tutte le sue creazioni, tessuti e pellame provengono da fonti riciclate, a ribadire che la moda deve essere ridisegnata in modo responsabile.
Le creazioni di Quoi Alexander sono qualcosa di mai visto prima, in netto contrasto con una Parigi dal retaggio più classico. L’artista sta rendendo l’astrazione dell’immaginazione tangibile, rimuovendo ogni tipo di modello di riferimento e, come affermato dallo stilista stesso: “credo vivamente che se nelle mie creazioni ci fosse un qualsiasi tipo di richiamo a qualcosa di già visto, andrebbe scartato”.
Chiara Gandini