DSTM risveglia le fantasie e culla i desideri, alla ricerca della nostra interiorità
Siamo nel cuore del distretto Mitte di Berlino. L’essenzialità dell’insegna bianca e nera e della vetrina lineare e simmetrica, nasconde in realtà una piccola perla di eleganza, raffinatezza e sensualità, che è la sede del brand DSTM, acronimo di Don’t Shoot The Messenger.
Qui, Jen Gilpin, fondatrice e mente creativa del marchio, dà vita alle sue creazioni che spaziano dalla lingerie, al bodywear, al loungewear, fino ai costumi da bagno.
Il nero è predominante, colore assorbente e neutrale, che non pecca di banalità.
La designer lo associa al subconscio e ai meandri nascosti dell’interiorità e ne fa un uso smodato per non distogliere l’attenzione dalla forma e dalla struttura dei capi.
È proprio la morfologia uno dei punti focali dell’estetica del brand.
Da sempre affascinata dalla geometria e dall’architettura, Jen Gilpin pone questi aspetti in stretta comunicazione con l’anatomia umana, al fine di esaltare e celebrare il corpo, che è stato per lei oggetto di uno studio meticoloso e approfondito.
Conferire sostegno e regalare sensualità, senza, però, compromettere il comfort: per DSTM ciò è possibile grazie ad un sapiente studio dei tessuti utilizzati, ecologici, estremamente pregiati e ricercati.
La pelle funge da elemento di rinforzo e dà definizione, la seta aggiunge fluidità e leggerezza, gli inserti in rete leggera modellano e mostrano senza palesare, le cuciture rifiniscono ed accompagnano, le cinghie regolabili abbracciano ogni tipo di corpo.
I pezzi sono estremamente versatili, adattabili e combinabili fra loro.
In un momento in cui la distinzione tra abito e lingerie è sempre più sottile e labile, i capi di DSTM riescono a passare agilmente dall’intimo all’outwear, nei limiti del socialmente accettabile, dando vita a collezioni inconsuete che mettono al bando ogni tentativo di etichettatura e tassonomia.
Le foto stesse delle collezioni rispecchiano l’atipicità e la voglia di innovazione del marchio DSTM.
Quelle della serie Sirio, ad esempio, audaci e spigolose, si discostano volutamente dalla fotografia di moda che siamo abituati a vedere.
Attingendo dalla sfera della body art, i corpi delle modelle, intrecciati fra loro e cinti dalle fasce in pelle che caratterizzano la preziosa lingerie firmata DSTM, sembrano citare le performance di artiste come Vanessa Beecroft.
Attraverso riferimenti al bondage e al fetish, un’estetica dai toni cupi, dark e caliginosi, uno spirito continuamente in bilico tra eleganza e aggressività, dominanza e sottomissione, DSTM aspira a far emergere gli aspetti più inconsci e latenti della nostra personalità, quell’istinto ancestrale, animalesco e primitivo, che vibra in ognuno di noi.
Lucia Francinella